Sono molto pochi i soggetti che lavorano in ambito scientifico o sanitario e che manifestano un atteggiamento contrario alle vaccinazioni. In una parte dei casi si tratta di persone senza una formazione specifica nel campo della vaccinologia e dell'epidemiologia delle malattie infettive: tra i personaggi più noti in ambito internazionale troviamo un genetista, una micropaleontologa, un chiropratico, un radiologo, uno psicologo, una nefrologa. In altri casi si tratta effettivamente di pediatri, i quali hanno un approccio alle malattie infettive decisamente non convenzionale: le loro opinioni, rispettabili come lo è qualunque opinione, non trovano una collocazione in ambito scientifico, dove invece contano i fatti e dove conta ciò che è dimostrato con i dati ricavati dagli studi. Purtroppo esistono anche dei personaggi come Andrew Wakefield, noto per aver costruito un collegamento tra vaccini e autismo in modo fraudolento, per puro tornaconto personale. Sono noti diversi casi di scienziati con un curriculum del tutto rispettabile che, in un dato momento della loro vita, hanno sviluppato convinzioni non fondate scientificamente o persino bizzarre. E' ad esempio il caso di Peter Duesberg, un affermato virologo che ad un certo punto ha iniziato a sostenere che l'AIDS non sia causato dal virus HIV. Un altro caso eclatante è quello del premio Nobel per la chimica Linus Pauling, il quale nei suoi ultimi anni si diceva convinto che alte dosi di vitamine ad azione antiossidante fossero in grado di curare il cancro e di prevenire diverse malattie. Sottoposte a verifica sperimentale, queste convinzioni si sono rivelate completamente sbagliate.
Poiché la comunità scientifica è così saldamente schierata a favore delle vaccinazioni, qualcuno ha ideato la teoria del complotto: le Università, gli Enti governativi che si occupano di prevenzione delle malattie infettive, le Associazioni scientifiche di Pediatri e Igienisti, i singoli medici e le industrie produttrici lavorerebbero insieme in una logica di puro profitto, perché la vaccinazione di massa rappresenta un grosso business. Coinvolgere tutte queste persone (decine di migliaia in tutto il mondo) in un unico complotto è tuttavia molto difficile, a meno di non pensare che il 99,9% dei medici e pediatri siano disonesti.
Peraltro la vaccinazione di massa, diminuendo la frequenza delle complicazioni, diminuisce anche il numero dei farmaci che servono per curarle: è infatti dimostrato che vaccinare è un investimento per la nostra società, perché produce una diminuzione dei ricoveri ospedalieri e del consumo di farmaci.
Inoltre, pochi sanno che la spesa complessiva per i vaccini è enormemente inferiore a quella di alcuni farmaci di uso comune. Per esempio, nel 2015 tutti i vaccini in Italia hanno fatturato 318 milioni di euro, pari all’1,4% della spesa farmaceutica. I farmaci contro una sola malattia per la quale non abbiamo il vaccino, l’epatite C, hanno fatturato sei volte tanto (1 miliardo e 721 milioni di euro). Ogni euro speso in vaccini ne fa risparmiare almeno trenta in cure: il vero affare per le case farmaceutiche sono gli individui non vaccinati e le malattie per le quali non abbiamo il vaccino. Questo sarebbe il famoso "business dei vaccini" di cui parla la propaganda anti vaccinale: l'1,4% della spesa farmaceutica in Italia in un anno (Rapporto OSMED, 2015).



Data ultimo aggiornamento: 08 novembre 2017