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PFAS. DIREZIONE PREVENZIONE REGIONE VENETO RISPONDE A POLEMICHE DI STAMPA. SEMPRE ADOTTATO CRITERIO MASSIMA TUTELA SALUTE PUBBLICA

23 settembre 2022

Comunicato n° 1945

(AVN) Venezia, 23 settembre 2022

 

In relazione all’articolo apparso su Il Fatto Quotidiano del 23.09.2022 “Pfas in Veneto, la denuncia: Noi in zona Arancione usiamo i pozzi inquinati senza saperlo e la Regione ci nega le analisi”, la Direzione Prevenzione della Regione Veneto precisa quanto segue:

 

“Si ricorda che fin dal 2013, anno in cui fu scoperta la contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) della falda idrica a cavallo tra le province di Vicenza, Padova e Verona, la Regione del Veneto ha sempre adottato un approccio di massima tutela della salute pubblica delle persone esposte alla contaminazione e ha garantito sempre trasparenza su tutte le azioni avviate, pubblicando documenti e rapporti sul proprio sito Internet e partecipando a numerosi incontri informativi con i Sindaci e le comunità interessate.

Da tutte le valutazioni e gli studi fatti è emerso che il principale veicolo di esposizione è rappresentato dall’acqua ad uso potabile. Per quanto riguarda specificamente il problema dei pozzi privati interessati dalla contaminazione, già a settembre 2013, pochi mesi dopo la scoperta della contaminazione, la struttura regionale competente ha disposto che le Aziende ULSS attraverso i Comuni procedessero alla ricognizione dei pozzi privati presenti nei loro territori, all’individuazione di quelli a uso idro-potabile e all’adozione di misure di interdizione del consumo di acqua potabile per i pozzi con concentrazioni superiori a quelle previste. Tali indicazioni vennero ribadite con DGR n. 618 del 29 aprile 2014, la quale assegnò ai Comuni il mandato di emettere un’ordinanza sindacale che imponesse a tutti i cittadini utilizzatori di pozzi privati - a uso idropotabile o per produzione di alimenti - l’effettuazione di analisi dell’acqua per la presenza di PFAS e la trasmissione degli esiti all’Azienda ULSS territorialmente competente. La DGR definiva inoltre i provvedimenti che il Comune avrebbe dovuto adottare in caso di superamento dei valori soglia di PFAS stabiliti dal Ministero della Salute.

Si fa inoltre presente che nell’area Arancione la rete acquedottistica pubblica non è stata interessata dalla contaminazione da PFAS, a differenza di quanto avvenuto nell’area Rossa. Questa differenza sostanziale ha determinato una marcata sovra-esposizione dell’area Rossa sia rispetto all’area di controllo sia rispetto all’area Arancione, come dimostrato anche dallo studio di biomonitoraggio coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità nel 2015-2016. In ragione di ciò, la Regione del Veneto ha predisposto un piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta dell’area Rossa, includendo anche le analisi del sangue per la determinazione del carico corporeo di PFAS, in quanto popolazione maggiormente esposta. Tale elemento è confermato anche dalla diversa concentrazione di tali sostanze nell’organismo degli abitanti dei comuni vicini alla fonte di principale emissione rispetto a quelli più distanti.

La Regione ha sempre tenuto in considerazione qualsiasi evidenza scientifica utile all’ampliamento dell’area di presa in carico della popolazione, come avvenuto di recente per il comune di Trissino, appartenente all’area Arancione, per cui è stato effettuato uno studio di prossima pubblicazione. Infine la Regione ha disposto un piano di sorveglianza degli alimenti anche dell’area Arancione, DGRV n. 1490/2019, che si propone di accertare ulteriori elementi circa la definizione di esposizione di rischio questa area”.



Data ultimo aggiornamento: 23 settembre 2022