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ASSESSORE SANITA’ SU SCIOPERO MMG VENETO, “IL COLMO E’ CHE PARLIAMO LA STESSA LINGUA, CHE NON E’ QUELLA DI ROMA E DEI SUOI TAGLI. VA SPIEGATO AI LORO VERTICI NAZIONALI”

16 settembre 2017

Comunicato n° 1249

(AVN) Venezia, 16 settembre 2017

“Ciò che i medici di medicina generale del Veneto dovrebbero capire è che sulle strategie di rafforzamento della sanità territoriale parliamo esattamente la stessa lingua, cosa che non mi pare faccia la Fimmg nazionale, spesso schierata con il Governo dei tagli, a cominciare dal silenzio sul decreto nazionale 70 che impose il taglio dei posti letto senza nulla prevedere per la sanità territoriale”.

Lo dice l’Assessore regionale alla Sanità, in relazione alle polemiche e all’annunciato sciopero dei Medici di Medicina Generale del Veneto..

“Ciò che dovrebbero ammettere, dopo aver denunciato ritardi dei quali la Regione sarebbe responsabile, è che anche quest’anno il Governo nazionale ha tagliato 160 milioni alla sanità veneta (gli ultimi di una lunga serie in atto da cinque anni) e che non esiste macchina al mondo che possa fare più strada di quello che gli consente la benzina che c’è nel serbatoio. Detto questo, garantisco che continueremo a investire tutto il possibile sulle medicine di gruppo e sugli ospedali di comunità: tutto quello che ci consente la realtà dei fatti, che il Governo nazionale ha stravolto ben dopo l’approvazione del Piano Sociosanitario del Veneto del 2012, non rispettando il patto nazionale per la salute, né nei contenuti né negli impegni finanziari”.

“Tutto quello che è stato fatto per la medicina territoriale – incalza l’Assessore – lo ha fatto la Regione per sue scelte, per tradurre in fatti il nostro Piano e per sostenere uno dei cardini della sanità come la medicina di base”.

“Non basta? – aggiunge l’Assessore – posso anche essere d’accordo, ma allora mi aspetterei dai nostri medici di base la disponibilità a fare squadra per costringere Roma a tagliare meno, e soprattutto dove si deve perché si spreca, quindi non certo in Veneto”.

“Impresa ardua – conclude – che potrebbe non servire se potessimo, appena potremo, investire sui bisogni sociosanitari dei Veneti anche solo una piccola parte delle tasse che essi pagano a Roma senza che un euro torni sul territorio a loro vantaggio”.


Data ultimo aggiornamento: 16 settembre 2017