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I NUMERI DEL DISASTRO

L’ondata di maltempo che ha colpito il Veneto a fine ottobre 2018 è stata quantomeno al livello di quelle, devastanti, che l’hanno preceduta (1966, 2010 e altre) con punte massime di accumuli d’acqua al suolo superiori anche al terribile 1966. Una “tempesta perfetta”, nella quale la montagna è stata la più colpita, tanto che la stazione di rilevamento di Soffranco (Belluno) con 667.4 millimetri d’acqua per metro quadro ha superato il Cansiglio dove, nel 1966 (4-5-6 Novembre), ne furono registrati 608. Con 572.2 del 2018, Sappada ha superato Seren del Grappa dove, nel 1966, i millimetri caduti furono 571.In tre giorni a fine ottobre 2018 la stazione di Col de Prà, in comune di Taibon Agordino, alle ore 21 del 29 ottobre ha rilevato 610 millimetri d’acqua prima di cessare di funzionare, travolta da una tromba d’aria.
Le punte massime dell’alluvione del 2010 (31 ottobre- 1 e 2 novembre) si “fermarono” ai 587,2 di Seren del Grappa, ai 530,5 di Agno-Recoaro, ai 516,8 del Cansiglio.
Nel 1992 (3-5 ottobre) le punte massime si toccarono alla stazione Turcati a Recoaro Terme con 533 millimetri, al rifugio La Guardia di Recoaro Terme con 505.2, a Recoaro Mille con 504.2.
Livelli inferiori si registrarono anche negli eventi del 15-17 maggio 1926; del 26-28 ottobre 1953; del 17-19 settembre 1960; del 7-9 giugno 1988.
Questo per far comprendere come solo le centinaia di opere realizzate dal 2010 a oggi, la precisione dei modelli previsionali utilizzati, e l’uso sapiente delle casse di laminazione naturali e artificiali in Trentino, in Friuli Venezia Giulia e in Veneto, abbiano consentito di evitare situazioni e danni peggiori.
La “conta dei danni” ufficiale è di un miliardo e 769 milioni di euro, somma degli esborsi per varie voci: 1,3 milioni è il costo delle forze dispiegate, dall’esercito ai servizi di pubblica sicurezza; 1,2 milioni per il soccorso e l’assistenza alle popolazioni; 105 milioni per il ripristino delle linee elettriche, lo spostamento delle macerie e per la liberazione da detriti ed alberi dalle strade; 154 milioni per la sicurezza contro il rischio valanghe; 160 milioni di danni ai privati non agricoli; 141 milioni è la perdita di valore del legname schiantato; 51 milioni è la perdita di redditi dai boschi rasi al suolo; 185 milioni per il ripristino del tessuto boschivo; 130 milioni per la viabilità silvo-pastorale (circa 780 chilometri); 838 milioni per il ripristino del paesaggio.