n. 22/2015
Post 2015: quale cooperazione? Oltre gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio

La cooperazione è ad una svolta. Non è la prima volta che lo si afferma internazional¬mente, per sottolineare la necessità di cambiamenti importanti. Lo fecero, per esempio, le Nazioni Unite già nel 2000 con la Dichiarazione del Millennio proponente nuove prospettive con nuovi obiettivi di lungo periodo; lo fece nel 2005 l’UNDP nel Rapporto sullo sviluppo umano specificamente titolato “La cooperazione internazionale ad un bivio”; lo hanno fatto con insistenza tutti i principali organismi mondiali di cooperazione soprattutto dopo il 2010, valutando sistematicamente gli esiti dell’impegno intrapreso per conseguire gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio entro il 2015.
Pertanto, dato il persistere di un’estrema disuguaglianza tra i diversi Paesi e all’interno degli stessi, che rappresenta uno dei maggiori ostacoli per lo sviluppo umano, si è venuti in¬sistendo per esempio sulla necessità di invertire decisamente la tendenza nel campo dell’aiuto allo sviluppo che soffre di insufficienza cronica e di cattiva qualità, nel campo delle relazioni economiche mondiali la cui regolamentazione è incapace di governare fattori di crisi sistemica sempre più potenti, nonché nel campo della promozione della pace e della sicurezza i cui fallimenti, insieme agli altri fattori, risultano negativamente incidenti nel contesto globale, ma soprattutto nei Paesi più deboli.
Con la proposta degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, con traguardo 2030, si parla oggi di ripartenza della cooperazione, facendo leva su di un approccio diverso, più integrato, in base al quale le sfide sociali ed economiche, quelle ambientali, dei cambiamenti climatici devono far parte di un’unica agenda, la cui realizzazione dipende essenzialmente dall’investire soprattutto sulle capacità umane; nella consapevolezza, peraltro, che le risorse necessarie esistono, ma debbono essere rese disponibili, appropriatamente finalizzate e gestite.
In questo senso, si impone per la cooperazione l’affermarsi di un nuovo paradigma, che garantisca la sostenibilità dello sviluppo secondo percorsi e processi che non possono che essere olistici: così da integrare sinergicamente l’agenda interessante povertà e Sviluppo Umano con quella specifica dello Sviluppo Sostenibile. Il tutto in una diversa prospettiva della globalità, stante un contesto mondiale fortemente evolutivo, segnato da nuovi attori, nuove risorse, crescente interdipendenza, diversa geografia della povertà e dello sviluppo che appaiono fenomeni internazionalmente pervasivi, necessariamente da gestire secondo una effettiva partnership mondiale.

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Data ultimo aggiornamento: 14 novembre 2019