Rete CPO delle Regioni

All’inizio del secondo mandato, facendo un bilancio delle esperienze maturate e sulla base dei contatti con altre realtà analoghe, il CPO della Regione Veneto si è reso conto che mancava un collegamento strutturato e stabile tra organismi di parità aziendali operanti nelle amministrazioni regionali, che ne facesse sentire la voce, li facesse conoscere anche “fuori” dai consueti ambiti e che consentisse loro un confronto per così dire sul campo, su tematiche e percorsi di interesse comune.

E’ nata così l’idea di promuovere un’iniziativa che fungesse, se vogliamo, da trampolino, che fondasse le basi per una rete dei Comitati delle Regioni e delle Province autonome, coinvolgendo anche il Dipartimento per i Diritti e le Pari opportunità istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’ iniziativa si è concretizzata con il Convegno “Comitati Pari Opportunità – Costruiamo una rete” tenutosi a Venezia l’8 e il 9 novembre 2007, patrocinato dalla Ministra per i Diritti e le Pari Opportunità in concomitanza con l’Anno Europeo, a cui hanno partecipato una quindicina tra Regioni e Province autonome italiane, nonché un rappresentante del Dipartimento e docenti universitari. (Programma 8-9 novembre 2007, Sintesi lavori).


Caserma Cornoldi - Venezia 8 novembre 2007

Relatori: Perulli, Peranetti, De Ioris.

A seguito di tale iniziativa, il CPO della Regione Veneto ha raccolto le proposte e le richieste formulate congiuntamente dagli organismi presenti al Convegno di Venezia, assumendosi l’onere di trasmettere ed illustrare gli esiti a livello governativo nonché di tenere il coordinamento tra i Comitati regionali in questa fase iniziale: un impegno e una responsabilità non da poco, che il CPO porta avanti nella convinzione che la condivisione di esperienze, positive ma anche negative, può diventare un punto di forza per far sentire la voce di questi organismi al di fuori dei propri ambiti regionali ed essere di sostegno e di sprone per migliorare l’efficacia delle singole azioni realizzate all’interno del proprio ente, facendo massa critica significativa.

Peraltro, non è da sottovalutare il fatto che gli ambiti lavorativi pubblici in cui tali comitati operano, per la loro dimensione, per la elevata presenza di donne e per lo stretto rapporto con il territorio, godono di una rappresentatività e di una visibilità tali da poter essere individuati come modelli organizzativi di riferimento dalle realtà circostanti e da poter costituire un banco di prova assai significativo rispetto al tema delle pari opportunità.

Sebbene in Italia ci siano 7 regioni che non hanno ancora istituito il CPO, come risulta dal monitoraggio effettuato periodicamente (Rete CPO Regioni 2010), il progetto, presentato anche a Forum PA 2008, risulta largamente condiviso a livello nazionale ed ha ricevuto un riconoscimento di interesse da parte del Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità, nel frattempo rinnovato a seguito delle intervenute elezioni politiche del 2008, con il quale si è tenuto anche un incontro specifico sull’argomento il 18 novembre 2009.

Ad oggi non è stato ancora possibile pervenire ad una strutturazione formale della Rete dei CPO delle Regioni e delle Province autonome, ciononostante rimane vivo l’interesse dei Comitati delle Regioni al fine di partecipare attivamente all’elaborazione delle politiche di pari opportunità che riguardano i propri enti di riferimento, facendo sentire la propria voce autonomamente e intervenendo nelle sedi appropriate con una propria rappresentanza.

A seguito delle cosiddette norme di terza generazione, intervenute dal 2006 in poi, e della riforma Brunetta della PA si è aperto un dibattito nazionale particolarmente vivace in tema di pari opportunità che ha portato ad una revisione della disciplina allo scopo di rafforzare gli organismi aziendali di parità oltre che nelle strategie operative, anche nell’ottica di “fare sistema” per una maggiore efficacia/effettività, in linea con le nuove norme di razionalizzazione della PA (vedi gli artt.1, 7 e 57 del DLgs 165/2001 come modificati dall’art. 21 della L. 183/2010).

La normativa vigente, che ha istituito i Comitati Unici di Garanzia, per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni in sostituzione degli esistenti Comitati Pari Opportunità e Comitati Mobbing, prevede un ruolo propositivo, consultivo e di controllo, efficace e reale; un ruolo più attivo e più incisivo rispetto al passato. I Comitati, però, devono essere messi in grado di svolgere questa funzione, essere dotati delle risorse e degli strumenti necessari, e soprattutto essere rafforzati e sostenuti dai vertici dell’ente, la cui condivisione non può più fermarsi ad un livello di interesse solo dichiarato, ma deve diventare concreta. Da formale a sostanziale, questo il salto necessario per avere più forza e concretezza nel proprio agire.

Le Linee guida ministeriali emanate in attuazione dell’art. 21 della Legge 183/2010 hanno ulteriormente delineato le funzioni e le modalità operative dei nuovi CUG individuando i principi generali ai quali anche le Regioni, nel rispetto della propria autonomia organizzativa, dovranno uniformarsi.



Data ultimo aggiornamento: 16 dicembre 2014